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178 novella lxxxiii.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:188|3|0]]sue mani. Non era cosa che cadesse sotto agli occhi, la quale dal suo pennello non fosse con tanta grazia imitata, che quasi ognuno che la vedea non avesse giurato quella essere effettiva. E non senza ragione egli era giunto a tanta virtù; imperciocchè, oltre all’attività dell’intelletto inclinato a quell’arte, l’avea fino da’ suoi primi anni assecondato con la meditazione e con l’esercizio; per modo che, quando egli andava per via, egli era sempre quasi invasato, e si arrestava qua a contemplare una faccia che avesse del virile e del vezzoso, colà un atteggiamento notava, e quai visi facessero uomini e donne addolorate, indispettite, arrabbiate o altro; nè rifiniva mai di delineare o un bel pezzo di greppo che naturalmente in una montagna si porgesse in fuori, o un fiume che lento e chiaro corresse in una bella giravolta, o una rovinosa caduta di acqua; e spesso animali disegnava che dormivano, che rodevano, che rugumavano o lavoravano le terre, tanto che la sua fantasia era un mercato di ogni naturale apparenza. Sopra ogni altra cosa però, come avviene di quasi tutti gli artefici che più in una parte che in un’altra dell’arte loro sono eccellenti; sopra ogni altra cosa, dico, egli era egregio nel fare ritratti di uomini e donne, ed in ciò era principalmente adoperato, massime in que’ tempi ne’ quali gli uomini o le femmine innamorate non poteano così spesso vedersi come fanno oggidì, e aveano bisogno di confortarsi il cuore di tempo in tempo con questa infruttuosa scorza di visi. Ora avvenne che essendosi un cavaliere innamorato di una bella giovane sua pari, e volendo mandarle l’immagine sua che fosse somigliante quanto più si potesse, andò a ritrovare il valentuomo, e dettogli quello che volea, furono insieme di accordo in poche parole, e fu cominciato il lavoro. Il pittore usava nell’opera tutta quella intelligenza e dottrina ch’egli avea; perchè assegnata prima al cavaliere una nobile e insieme gentile attitudine, e pregatolo ch’egli stesse con un certo risolino fra le labbra e con un’affettuosa guar-

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