Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
NOVELLA IV. | 9 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:19|3|0]]ch’egli si partì per trovarsi allo stabilito luogo, ove, poichè fu giunto, ogni cosa gli parea barchetta che approdasse e Incognita che gli venisse incontro. Mentre ch’egli dunque si sta fra tanti pensieri occupato, eccoti la barchetta, e facendogli un barcajuolo cenno ch’egli entrasse, entra, e vede veramente una giovane di suprema bellezza, la quale chiedendogli scusa dell’averlo sturbato, lo prega che non apra bocca fino a tanto che non sieno pervenuti ad una certa casa, ov’essa gli avrebbe le sue intenzioni spiegate; e tanto graziosamente ne lo prega, che non ardisce Bellimbusto di fiatare, non che altro. Giunsero in questo mezzo ad una casa, alla quale smontati, venne loro incontro un galantuomo lieto in viso, a cui la signora rivolta disse: Questi è l’uomo; voi vedete, linea per linea puntualmente: e il dire queste parole e il rientrare essa sola nella sua barchetta fu un punto solo. Il nostro Adone, smemorato e mezzo balordo, non sapendo che fare, nè che dire, o in qual mondo si fosse, o a qual fine dovesse l’accidente riuscire, si rimase un pezzo senza parlare: pur finalmente rivòltosi al padrone della casa, gli facea instanza che gli dichiarasse la faccenda. Quegli, stato alquanto sopra di sè, e vergognandosi forse di dire quello ch’era veramente, in fin, dalle preghiere stimolato, rispose: Voi dovete sapere, signor mio, ch’io sono pittore, e mi sono obbligato alla signora, che avete veduto, di fare un quadro con dentrovi .... nel deserto, e un diavolo che lo tenti; e non avendo mai potuto darle nell’umore a dipingere questo ultimo, sicchè la ne fosse soddisfatta, mi promise un originale da poterlo imitare. — La cronaca racconta l’ira di Bellimbusto, l’impaccio del pittore, il ridere che si fece del caso quando fu saputo; ma io non vado più oltre.