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186 novella lxxxiv.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:196|3|0]]quella, darmi tanto che vale molte volte più di quello che mi avete venduto. Vuole la buona fede che dall’una parte e dall’altra sia eseguito l’accordo; e perciò voi vi ripiglierete quell’oro ch’io ho testè ritrovato in un muraccio, il quale non entra nella scrittura nostra, e perciò non è mio. E così detto, gli fece quell’oro vedere, e gli narrò in qual modo trovato l’avesse, dicendogli che a casa sua ne lo facesse portare. A Dio non piaccia, rispose il venditore, ch’io riporti meco quello ch’io ho una volta venduto. Taddeo, è vostro quest’oro; e se vi ricorda le parole della scritta nostra, io vi ho dato la casa con quanto in essa è ed a quella appartiene, e però non vi debbo ritogliere quello che vi diedi una volta. Rispondeva il competitore: Voi non sapevate che vi fosse urna, nè oro, e perciò non entra nelle clausule della scritta quello che non si sapea e non si vedea, ma quelle sole appartenenze che note erano al venditore e a chi comperava. Io non voglio saper altro, dicea Taddeo; io mi delibero a voler che sia quello che suona la carta. Che dirò io più? A poco, poco si riscaldarono i sangui dei due vecchi, ebbero insieme non so quali parole risentite, e si divisero l’un dall’altro, risoluti di venire alle citazioni e alle difese con tanto ardore, che parea si volessero mangiar vivi. Partitisi dunque l’uno e l’altro a grandissimo furore, ne andarono incontanente, Taddeo di qua, Gregorio di là, all’avvocato, e avvenne che quivi ancora si ritrovarono insieme dinanzi a lui, il quale non sapendo che si volessero, guardandosi in cagnesco, udì finalmente donde procedea la ragione, e con le buone parole dimostrò loro quanto fosse facile il ridurre la cosa ad un accomodamento. Di che l’uno e l’altro rimise in lui giudizio, e giurò di stare alla sentenza ch’egli avesse sopra di ciò proferita. Allora egli cominciò dal lodargli della buona intenzione che aveano entrambi e della squisita puntualità loro, e finalmente conchiuse che non volendo nessuno di essi due quell’oro, come cosa che a sè non appartenesse, cercasse di darlo via per

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