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188 novella lxxxiv.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:198|3|0]]oggi in preda all’avarizia, che pensi di mancar di fede a due che la pongono in me come se io fossi incorruttibile? Avrà dunque in me tanto potere questo maladetto oro non ancora da me veduto, che per esso io franga le leggi dell’onesto uomo, e non mi ricordi più punto del mio vivere passato ch’io ho fino al presente mantenuto libero da ogni sospetto di colpa? Mentre ch’egli stava in tali pensieri dal sì e dal no combattuto, ecco che un giovine ed una fanciulla gli chieggono di essere uditi per avere il consiglio suo sopra ai loro interessi. E quando gli furono innanzi, incominciò il giovine addolorato a dire: Questa fanciulla, che voi qui vedete, è amata da me quanto gli occhi miei proprj, ed ella vuol quel bene a me ch’io voglio a lei; ma l’avarizia del padre mio e la povertà del suo sono cagione che non possiamo far maritaggio insieme, e siamo ridotti ella ed io per la disperazione a morire se non troviamo qualche rimedio al nostro dolore. Grondavano dagli occhi alla fanciulla le lagrime a quattro a quattro mentre che il giovine favellava, e col capo basso non avea ardimento di alzare gli occhi. Intanto il giovine seguitò: Noi siamo venuti a voi, perchè, come uomo d’ingegno e di leggi, m’insegniate in qual forma ella potesse fuggire con onor suo dalla casa paterna, e in qual guisa io potessi chiedere al padre mio ch’egli mi desse di che vivere, intendendo io da qui in poi di starmi con essa lei a dispetto di lui e del mondo. Incominciava appunto l’avvocato ad aprir la bocca per fare una cordiale e paterna ammonizione ai due giovani, quando salirono le scale Taddeo e Gregorio con l’urna de' danari; onde al primo vedergli corse all’animo dell’avvocato che in niun’altra migliore limosina si potesse impiegare quell’oro che nel confortare due persone che così cordialmente si amavano; di che, narrato ai vecchi il caso (non senza grandissimo timore de’ due giovani, i quali non sapevano dove la cosa avesse a riuscire), tutti furono contenti di beneficare que’ poveri spasimanti, e Gregorio e Taddeo, quasi ringalluzzati, cominciarono a

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