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194 novella lxxxvi.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:204|3|0]]guardandosi, non si risvegliava mai la mattina, che non si provasse due o tre volte a tossire, per vedere s’egli avea il petto aggravato, o se gli faceano male le coste a quell’impeto o scuotimento della tosse; e comechè niun male avesse in effetto, pure si stava qualche po’ di tempo in dubbio, e fra il sì ed il no, quasi prestandosi orecchio da sè medesimo per iscoprire la sua magagna. Finalmente rassicuratosi appena, ordinando prima al cameriere che fossero ben chiusi usci e invetriate, non senza riscaldarsi lo stomaco con un immenso bicchiere di acqua calda e quasi bollente, si levava dal letto, e a poco a poco dando aria alla stanza, poscia passeggiando per la sala, indi scendendo le scale, usciva di casa col fazzoletto alla bocca e al naso con tanto timore, che parea adombrato. Il tossire e lo starnutare delle genti erano a lui pugnalate nel petto, perchè facea subito la comparazione di sè medesimo con altrui, e diceva tra sè: Ohimè misero! fra poco io son certo che sarò infreddato; e se, mentre che gli si volgeva pel capo questo pensiero, vedeva scritto sulle botteghe il nome e il cognome di qualche uomo passato all’altra vita, lo prendeva per pessimo augurio, e gli parea di leggere il suo proprio nome; chiudeva gli occhi, e passava via di volo. Mentre che andava in tal guisa uccidendosi da sè a mente, eccoti che una mattina si desta, che la gocciola del capo gli solleticava la gola; onde il petto non accostumato difendendosi, incominciò a tossire; di che divenuto tremante come una foglia e pallido come bossolo, diceva: Ecco l’ora mia; e fosse o il timore, o che veramente il male gli si aggravasse alcun poco, si sentiva un cerchiellino intorno al capo,’gli occhi nel girare gli dolevano e gli pareano diventati di osso, e quel che peggio fu, perchè si desse per ispacciato, in sul far della sera, il polso acquistò qualche alterazione. Visitavanlo le persone di casa, e cercavano con le buone parole di confortarlo, dicendogli che quella piccola febbretta, se pure con tal nome dovea chiamarsi, fra poco sarebbe stata la

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