< Pagina:Novellette e racconti.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
200 novella lxxxviii.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:210|3|0]]studioso di natura, tutto sprofondato nelle sue nuove considerazioni, senza tuttavia punto sapere a qual d’esse debba attenersi. Che posso io altro dire, che già il capo gli cominciava a girare, quando chiamò al suo soccorso altri pastori, che tanto sapeano di fisica, quant’egli. Non ci fu tra loro un solo che neppure s’avvedesse che 1’oriuolo avea una chiavetta. Tuttavia dopo un’ora di mormorio e di ciance, vi si trattò la materia, e si domandò parere, e fu chi disse: Oh! che facciamo noi, chè non l’apriamo? Piacque alla rusticana adunanza il parere, e presero tutti d’un animo che s’avesse a spezzare il cristallo con un ciottolo, per vedervi meglio e più chiaro dentro. Detto fatto, prese ogni villano una pietra, e vi diero a mano a mano, l’un dopo l’altro, una picchiata, sicchè in breve cristallo e mostra volarono in pezzetti, ed in un batter d’occhio l’oriuolo ne fu così mal concio, che cessò dall’aggirarsi. Di qua si conchiuse che la bestia era morta, e si diedero a sventrarla. Ruote, catenella, molle, tutto fu creduto budella e viscere: e tanto ne fu il romore pel paese, e lo spavento di questo fatto, che quante erano balie in que’ contorni, non parlarono per otto giorni mai d’altro, che di tale e così ben certificata scoperta.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.