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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:216|3|0]]torni pescavano, la veggono che si dibattea fra l’onde; e come coloro ch’erano attissimi nuotatori, la prendono alle vesti, la mettono nella loro barchetta, e vanno a proda di una prateria dall’altro lato della città.

La figliuola del Visir richiamata alla vita per diligenza de’ tre fratelli, si trovò esposta a pericolo più grave di quello che avea sfuggito. Vivissima fu l’impressione che la sua estrema bellezza fece ne’ tre fratelli: si accese fra loro grand’ira e quistione: ognuno la volea per sè. Erano per venire alle mani, quando il caso condusse vicino a loro un giovane a cavallo, che venne eletto per giudice; a’ quali, poich’egli ebbe inteso il fondamento della disputa, disse: La sola fortuna può dar termine alla quistione fra voi. Io scoccherò tre frecce da tre opposte parti; chi fra voi sarà il primo a ricogliere una delle frecce, sarà colui che possederà la giovane. Parve la proposizione così ragionevole a pescatori, che senza punto dubitarne l’accettarono. Il cavaliere tira l’arco, scocca l’una dietro all’altra le saette a tre diversi punti, ed i tre fratelli si spiccano in furia, con isperanza ognuno di essere il primo a giungere alla meta. Il cavaliere che dilungati gli vede, balza a terra, mette Ghulnaz in groppa, risale a cavallo, e di carriera sparisce via da’ pescatori e arriva al suo villaggio.

Volea il destino di Ghulnaz, ch’ella dovesse accendere di amore quanti la vedeano: appena ebbe il cavaliere posto il piè a terra, che le dichiarò la sua violenta passione. Ella, vedendo che non potea scansarsi dal nuovo assalto salvo che coll’accortezza, non diede indizio di sdegno, e paziente stette ad udire la sua dichiarazione, anzi mostrò che le piacesse; ma solamente lo scongiurò ad indugiare la sua felicità fino alla notte. Un nuovo pensiero, disse la figliuola del Visir, mi nasce, strano, è vero, ma che potrà giovare alla vostra ed alla mia tranquillità. Non c’è chi sappia ancora il mio arrivo in questo luogo; prestatemi uno de’ vostri abiti da uomo; date a credere che io sia uno de’ parenti vostri che ri-

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