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novella vi. 235

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:245|3|0]]avvenimento fastidioso la vista abbagliata da quello splendore che circonda il trono: l’ebbrezza di passeggieri diletti stornò in loro l’idea di una durevole felicità, nè seppero difendersi anticipatamente dal fine che li minacciava: l’anno della prosperità loro venne sempre al fine, ch’essi non se ne avvidero, venne finalmente il giorno fatale, ch’essi non aveano fatta opera veruna per addolcire una sorte funesta e inevitabile.

Al ragionare del ministro il principe si empiè di timore, e atterrito pensò che una parte di così prezioso tempo era passata; onde prese la deliberazione di trarre profitto di quello che gli rimaneva ancora: Ed oh saggio visire, diss’egli al Genio, tu mi hai prenunciate calamità; e qual altro, fuori di te, potrebbe insegnarmi i modi di schifarle?

Ricordati, signor mio, gli disse il Genio, che tu entrasti in quest’isola nudo, e sappi che qual ci venisti tale uscirai di qua, nè vi rientrerai più mai. Un solo modo è a te conceduto per poter isfuggire i minacciati mali, e ciò è che ti conviene mandara all’isola, alla quale dovrai essere condotto, alquanti artisti pieni di capacità, i quali fabbrichino colà degli ampj magazzini che tu farai riempire de’ provvedimenti necessarj alla vita. Metti a profitto i pochi momenti della tua prosperità, ed apparecchiati speranze e sussidj pe’ tempi malagevoli e duri; ma fa che tutti questi lavori sieno effettuati in breve: il tempo stringe, il termine si avvicina, il momento fugge e non rinasce più. Ricórdati che tu non ritroverai nel luogo dove andrai ad abitare per così lungo tempo, altro che quanto vi avrai fatto trasferire di qua fra questi pochi giorni che ti rimangono ancora.

Piacque al re l’avvertimento del ministro, e seguì, nel metterlo ad esecuzione, i consigli di lui. Incontanente vennero mandati gli artisti; i danari destinati a così fatti lavori vennero giudiziosamenta impiegati per far andare avanti il lavoro, ed il monarca fece passare all’altr’isola tanti abitatori, quanti

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