Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
novella xx. | 265 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:275|3|0]]gli diede ordine che si ammogliasse con una fanciulla giovane, bella e virtuosa, colla quale dicea egli avrebbe fatta vita felice. Ubbidì Buhalul; ma non sì tosto si coricò a lato della novella sposa, che tutto ad un tratto si levò, mostrandosi tutto atterrito. I parenti della sposa, offesi da tale ingiuria, corsero a dolersene al principe, il quale, fatto venire il buffone a sè, gli domandò con oscura e rigida faccia, qual fosse stata la ragione del suo strano procedere. Signor mio, gli rispose Bahalul con l’aria di uomo innocente, io non saprei di che rimproverare la sposa che a voi è piaciuto di darmi. Ella è bella, e saggia credo che sia; ma non sì tosto io fui entrato nel letto nuziale, che io udii molte tumultuose voci uscire del suo ventre: una di esse domandava un turbante, un’altra del pane, questa pantofole, quella un vestito. Allora non fu possibile ch’io raffrenassi il mio spavento, e con tutti gli ordini vostri e la grazia e la bellezza della sposa mia mi diedi a fuggire con quante avea gambe, temendo di aver a diventare più miserabile e più pazzo di quel che io mi sia.
FINE