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NOVELLA XII. | 21 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:31|3|0]]giare con minor disagio e forse con sicurezza maggiore. I buoni uomini, che delle mondane faccende aveano pochissima cognizione, e stimavano oggimai lui per padre e duca in ogni cosa, a poco a poco gli arrecarono quanto aveano in danari, e in lui rimisero il trovare il banchiere. Egli, mostratosi da prima alquanto ritroso, ma pure al fine assentendo alla richiesta, tutto da tutti accettò, facendone la quittanza, e finalmente provvide ognuno di una lettera di cambio secondo la facoltà che consegnata gli avea, e a ciascheduno in disparte assegnò una mattina ed un’ora medesima alla partenza. Intanto che andavasi il giorno approssimando, avvenne che vedendo in mano ad uno di loro una scatola d’argento, agramente ne lo rimproverò che volesse appresentarsi innanzi ad un principe con una cosa cotanto dozzinale, e che pensasse almeno a farla dorare. Scusavasi il buon uomo, dicendo che il dorarla potea costargli troppo; ond’egli, notando che avea in dito un cerchiellino di oro, gli disse: Io credo che quel cerchiello basterà alla spesa: io conosco un artefice, e mi dà l’animo di far sì che il cerchiello sia a sufficienza. Se così è, dice l’amico, eccovi la scatola ed il cerchiello. Intanto venne la stabilita mattina, e all’ora assegnata tutti gli allogati, con gli stivali in gamba, col gabbano e con la canna in mano, si ritrovarono all’uscio del forestiere, maravigliandosi grandemente l’uno dell’altro, e chiedendosi della loro avventura, ma tardi; perchè il forestiere la sera innanzi con una barchetta a quattro remi, destra come uno sparviere, avea già lasciato Vinegia, e insegnato agli amici suoi, ch’egli è meglio contentarsi del poco in mano, che del molto promesso dalla speranza.