< Pagina:Novellette e racconti.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

NOVELLA XIX. 33

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:43|3|0]]che scambia a tutte le cose gli aspetti, apparecchiava in quel punto un novello accidente; imperocchè saputosi il caso del fuoco da un certo uomo, il quale, fattosi da sè pubblico predicatore, va qua e colà per le vie parlando di costumi e di coscienza con un certo tuono da quaresima e con certi squarci di morale imparati a memoria, e divisi da lui per esordj e punti a suo modo; saputosi, dico, da costui il caso del fuoco, immaginò di trovare quelle anime tutte atterrite, e che quella fosse opportunità di far del bene tanto a loro, quanto a sè, traendone qualche danaruzzo o coserella pel corpo suo. Per la qual cosa, entrato con viso rigido fra le donne, si arrestò, e levati gli occhi, incominciò con una vociaccia di bue ad intuonare che il fuoco del cammino era stato un gastigo del Cielo, e che per loro non vi era altra misericordia. Pregaronlo le donne, ch’egli tacesse e se ne andasse a' fatti suoi, e che non volesse atterrirle più di quello ch’elle erano, avendo esse, oltre a ciò, molto che fare e non aver tempo di udire sue ciance. Oh sfacciate, oh sorde! gridò allora l’oratore: ben mi stareste voi ad ascoltare se io fossi un poeta e vi cantassi la storia di Paris e Vienna o altre frascherie di tal qualità; ma voi che siete cuori di fango e impastate di vermini, non amate la chiarezza della luce: a me però tocca di fare l’ufficio mio; e chi non vuole udirmi, non oda. E così detto, ricomincia e tuona di nuovo, stuzzicando il vespajo. Le donne per coprirgli la voce alzano un cicaleccio tutte ad un tratto: egli per affogare tutte le strida rialza tanto, che la via parea un mare in burrasca. Se non che la maestra, venutagli a noja quell’ostinazione, levatasi ad un tratto in piedi e presa la sedia impagliata sulla quale sedea, si avventò con essa per darla sul collo all’oratore, il quale, vedendo quella furia, trattosi di capo un suo cappellaccio con certe alacce aperte che pereano di nibbio e spenzolavano da tutti i lati, glielo diede sulla faccia, tanto che ad un tempo scesero la sedia dall’una parte e il cappello dal-

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.