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NOVELLA XXVII. 47

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XXVII.

S'insegna ad una moglie il segreto per vivere in pace col marito.


Io non saprei veramente qual consiglio dare alla signora che mi scrive la polizza ch’io porrò qui sotto.

Vorrei che il signor Gazzettiere mi dicesse in qual forma debbo aver pace con mio marito. Egli da poco in qua è divenuto fastidiosissimo, e non posso aver pace seco. Come mai si può fare a vivere quietamente? Vorrei che m’insegnaste qualche rimedio.

Signora mia, rispondo io, non conosco nè il suo temperamento, nè quello del marito di lei. Qualche cosa vorrei dirle per compiacerla, e non so che. Ricordomi di aver letto una novelletta, non so se sia vecchia o nuova: ella vedrà se le può giovare.

Furono già, non è molto tempo, due giovani, maschio e femmina, i quali si amavano affettuosamente, e parea loro di non poter vivere l’uno senza l’altro. Di che patteggiando onestamente, divennero marito e moglie. Nei primi giorni ogni cosa fu pace e amore: ma come si fa, che gli uomini e le donne tengono sempre nascosta qualche cosellina, quando sono innamorati, che si manifesta poi con la pratica del matrimonio, il quale fa conoscere le magagne dall’una parte e dall’altra. Avvenne che la donna, la quale bellissima era, si scoperse di tal condizione, che di ogni leggiera cosetta borbottava sempre, e avea una lingua serpentina che toccava le midolle. Amavala il marito con tutto l’animo; ma dal lato suo essendo piuttosto collerico, ora si divorava dentro e talora gli uscivano di bocca cose che gli dispiacea di averle dette. Per liberarsi in parte dell’affanno, incominciò a darsi al bere, e uscito di casa con le compagnie degli amici, ne andava qua e colà, e assaggiando varie qualità di vini, ritornava la sera

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