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50 NOVELLA XXVIII.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:60|3|0]]giovane dice ad una fanciulla che le vuoi bene, che questa mostra di non lo credere, ma ghigna e fa due occhiolini che dicono il contrario. Se ne avvide subito la trista che colei avea ingozzato l’amo, ed empiendole il capo di urne d’oro ripiene, che risplendeva qual sole, e nominando dobloni, zecchini e verghe, facendole a parole ogni cosa toccar con mano, tanto le ravviluppò il cervello e l’animo, che seco in casa la condusse. Quivi, con licenza della padrona, borbottando non so quali parole, torcendo gli occhi e facendo pentacoli e sigilli con un carbone spento sulla terra, che l’altra ne spiritava, le disse: Qui è il tesoro, e di qua dee uscire la ricchezza e la beatitudine vostra. Come si farà? diceva l’altra. Udite, rispondeva la tesoriera: voi sapete che la calamita ha questa virtù che attragge a sè il ferro, l’ambra la paglia, e la tromba del pozzo l’acqua: il Cielo ha dato questa virtù a molte cose di attrarne a sè delle altre; ma soprattutto ha conceduto la facoltà all’oro di trarne a sè dell’altro. I danari fanno danari, dicono le genti, e credono che ciò sia perchè un ricco abbia maggior fortuna o più cervello di un altro, ma non è vero: ciò avviene, perchè gli zecchini che sono in casa sua ne tirano a sè per occulta qualità di natura degli altri. Ma tutti non sanno i segreti di natura, perchè non hanno studiato come io, che, qual mi vedete, non fo mai altro dì e notte, che pensare a tale attrazione dell’oro. Sicchè, per venire al punto, io farò qui una buca in terra, e se voi avete oro da mettervi dentro, ch’io lo vi metterò e coprirò sotto agli occhi vostri; questo in capo a tre dì chiamerà su l’altro dalle viscere della terra, dov’è celato, e vedrete tutto questo luogo fornito di urne di zecchini nuovi e ardenti senza verun’altra vostra fatica. Io ho un pajo di smaniglie, disse l’altra, ed eccole. Presele in mano la valente donna, e vedutele, disse che poco oro era quello e che poco sarebbe stato l’oro attratto, e che quanto più stato fosse, maggior sarebbe stata la copia dell’oro trovato. Di che l’altra, già ubbriaca per la dolcezza del

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