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78 | novella xlvii. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:88|3|0]]vane di anni ventiquattro in circa, bramoso di sfuggire il calore della stagione, preso seco un compagno, che buon nuotatore era anch’esso, ne andò sulla riva del Rerone, e quivi spogliatosi si lanciò nel fiume. Buona pezza quivi si stette e nuotò a suo piacere, facendo lo stesso il compagno di lui. Ritornò il calzolajo a riva, e quivi statosi alcun poco, come si fa, per riavere il fiato, prese nuovamente un salto, tanto che cadendo ritto ritto nell’acqua, ficcò i piedi nel pantano, e in esso gl’impaniò sì forte e gli sprofondò, che non potè più trarnegli fuori. Era pochi giorni prima, per le venute acque giù dai monti, cresciuto il fiume, e poscia calando lasciato avea un certo pantano e melma molliccia e tenacissima che parea vischio; onde quanto più il meschino si dimenava e cercava di spastojarsi, tanto più andava all’ingiù e si sentiva avviluppare nel laccio mortale. Le grida di lui mossero il compagno a dargli soccorso, il quale colà nuotando velocemente, e vedutolo già coll’acqua presso al collo e che sempre più si affondava, usò ogni opera, e ogni fatica fece per trarnelo fuori; ma tutto fu invano, chè gli toccò di vedere l’amico suo a poco a poco sempre più conficcarsi, andare all’ingiù, raccomandarsi spaventato a lui, e finalmente sotto agli occhi suoi affogarsi.
XLVII.
Il finto Ammalato.
Un giovanetto, d’anni diciotto in circa, vedendo che il padre suo fra pochi giorni stabiliva d’andar a villeggiare, e spiacendogli di dover essere seco, perchè egli avea ad allontanarsi da una certa giovane da lui amata, finse di essere aggravato da acuto dolore di capo e di avere la febbre. Il padre che grandemente l’amava, sbigottitosi per affezione, gli pose le mani al polso, e in effetto ritrovò al figliuolo quella febbre che non avea; onde fattolo di subito coricare a letto, mandò pel medico, il quale