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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Nuovi poemetti.djvu{{padleft:237|3|0]]nell’intelletto e nel cuore, se in patria non hanno conosciuto la scuola, sarà ben difficile che cerchino per i loro figli nati nella nuova loro patria l’educazione e l’istruzione italiana che essi nella patria antica non ebbero! E tuttavia molto si può e si deve fare.... Ma torniamo a quelli che tornano. I quali tornati, trovano quasi sempre questo saluto nella loro terra.
“... egli ha (l’emigrato) ancora un nemico mortale, che è stato e sarà la causa di molti suoi mali: l’ignoranza. Il suo desiderio di possedere la terra è così ardente, così febbrile; la fiducia che egli ha di saperla fecondare colle sue braccia è tale e tanta, che la paga il doppio, più spesso il triplo del suo valore. Il proprietario, che lo aveva oppresso in passato e che deve ora essere espropriato, profitta di questa ignoranza, e compie l’ultimo sfruttamento. Questo è un fatto generale, notissimo, che segue su larga scala così nel nord come nel sud. La conseguenza inevitabile è che il lavoratore avrà dal capitale, con tanto sudore raccolto, il terzo della rendita che dovrebbe avere„.
Sono parole, queste, d’un gran vecchio... Ecco, a me pare che il gran vecchio, che ha dette queste parole, sia colui che a poppa d’una nave, mentre s’alzava il grido Italiam Italiam, libava e pregava e consigliava e augurava. In verità quanto tempo è che egli segna la via e indica il male e mostra i rimedi! Di lui si può ripetere ciò che di Mazzini disse Garibaldi: Quando tutti dormivano, egli solo vegliava. Il gran vecchio che parla alto nel silenzio