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98 | cesare cantù |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ojetti - Alla scoperta dei letterati.djvu{{padleft:116|3|0]]verde. Anche su lo scrittoio erano molti di quei fiori artificiali, e intorno altri ninnoli vecchi esalanti per Lui chi sa che intenso profumo di memorie.
E siamo passati nel giardino. Lì abbiamo discorso di qualche comune amico romano, specialmente del conte Paolo di Campello, che è legato a Cesare Cantù da antichissima devozione. Egli ha soggiunto:
— Mi rincresce che non vi sia il sole. Nell’aria calda pesavano le nuvole e una luce livida avviliva i fiori del giardino intorno al pallido vegliardo reclino. Tutto era pallido intorno, anche le foglie più verdi e i fiori più ardenti quasi per una tangibile atmosfera che li velasse.
— Vedete. Io qui ho tutte le frutta: susine, ciliegie, albicocche. Io qui ho tanti fiori, tanti fiori rossi.
— Preferisce i fiori rossi?
— Mi piacciono tanto.
Ed egli volgeva lentamente attorno il capo stanchissimo. E tutto era pallido in-