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e. a. butti | 113 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ojetti - Alla scoperta dei letterati.djvu{{padleft:131|3|0]]— Sì, per farmi conoscere. Ma sono stati dei tentativi ai quali il gran pubblico è mantenuto prudentemente estraneo. Quando poi ho voluto scrivere in forma drammatica un’opera d’arte, sono stato frainteso, vilipeso, deriso ed accusato perfino di plagiare Enrico Ibsen! La colpa del resto è stata mia, avendo voluto prostituire alla folla e ai giornalisti un lavoro scritto per i pochi che leggono e intendono.
— E la poesia?
— Sarà in gran parte assorbita dal romanzo. L’epopea non esiste già più, perchè la democrazia l’ha uccisa. Un avvenimento troppo complesso, troppo disperso e troppo basso tiene il posto di onore nella storia contemporanea: la Rivoluzione francese. Questa non si presta a divenire materia epica se non in una minima parte, che il Carducci ha già tentato di sfruttare col suo Ça-ira. Per discuterla e per ridurla alle sue giuste proporzioni, come fece il Taine, occorre un filosofo e non un poeta. E per magnifi-