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Roma, settembre del ’94.

— La letteratura italiana odierna? E quale? Ma io appena appena credo a una letteratura italiana passata, se per letteratura ella intende non solo le opere somme e sole, ma una sequela di opere maggiori e minori, legate da un vincolo di evoluzione visibile.

Lo studiolo era basso, semplice, fresco in quel caldissimo giorno di settembre; per le imposte socchiuse entrava il romore continuo delle vetture e dei tramways dal corso Vittorio Emanuele. Ferdinando Martini, seduto presso la finestra, al lato della scrivania, aveva il suo abituale sorriso arguto, quasi a dare a quella demolizione preliminare un valore paradossale. E an-

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