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Roma, ottobre del ’94.

Quelli che lo conoscono da molto tempo mi dicono che venti anni fa egli aveva il medesimo aspetto: calvo, coi baffi bianchi non folti, roseo, un poco obeso, con una espressione dolce di lavoratore serio e solitario. Le molte battaglie anche maligne, contro lui e contro l’opera sua combattute non hanno mutato il suo sorriso e il suo colorito. Egli abita nel cuore della vecchia Roma, a via in Arcione, alle falde del Quirinale, e lavora in una stanza grande, ariosa, con quattro finestre e con molti eleganti scaffali dove molti libri, tutti sotto una bella veste di pergamena candida, sono allineati.

In quella camera egli mi ricevette con

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