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cesare pascarella | 201 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ojetti - Alla scoperta dei letterati.djvu{{padleft:219|3|0]]l’avvocato.... Adesso poi gli doveva capitare tra capo e collo la disgrazia di quella certa edizione fatta dal signor Morandi! Ora, vedi: uno dei canoni fondamentali per far della poesia dialettale, secondo me, è quello di far parlare il popolano; altrimenti la naturalezza, la verosimiglianza, che è la prima condizione di vita di quella poesia, manca. E questo dico sopra tutto per i poeti romaneschi, che a Roma, fuori del popolo, non si parla in dialetto, ma in una lingua incerta, ingannevole, letterariamente falsa. Il popolano, il popolano deve parlare; lui, in prima persona! Deve descrivere, deve narrare, deve commovere ma con le parole sue, con i pensieri suoi, con i gesti suoi, parlando a’ suoi pari. E io non ho mai in un sol sonetto sconfessata questa regola. Ma di questo popolano nostro non si devono scegliere le passioni più rozze e più brute col pretesto che esse sono in lui più caratteristiche. L’oscenità sembra divenuta regola nella poesia romanesca; e questo è falso, nel fatto speciale