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202 | cesare pascarella |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ojetti - Alla scoperta dei letterati.djvu{{padleft:220|3|0]]perchè il nostro popolano ha belle e forti e nobili qualità, e nel principio estetico generale perchè solo le opere d’arte che sono sane e franche e nobili rimangono. Io sono pagano e, anche, cattolico perchè nessuno è stato più pagano dei papi del nostro risorgimento; ma non sono cristiano per niente affatto. La contemplazione delle brutte cose e delle brutte azioni, il compiacimento e anche il terrore dei pensieri oscenamente dolorosi, non sono per me. Il cristianesimo ci ha regalato tutti questi disgusti, tutte queste oscenità, tutti questi terrori. Io, ti ripeto, sono pagano e sono cattolico....
E qui la discussione, accompagnata da un fiasco di vino nero, oltrepassò i limiti letterarii, e Cesare Pascarella, il romano vero, cominciò a parlare dell’arte pagana e della grandezza pagana con quel suo linguaggio incisivo, imaginoso, a volta dialettale, che è la suprema attrattiva della sua conversazione e forse la prima qualità de’ suoi versi.