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Napoli, decembre del ’94.
Dopo la svolta del Punto Franco mi apparve lo yacht «Fantasia» snello, dritto, candido, cogli alberi, nella rada, nudi di vele; e più giù dei fianchi candidi una fascia di rame scintillante or si or no velato dall’onda. Essa era l’ultima nave ancorata nel porto, e dopo, oltre il bacino di raddobbo, il golfo azzurro si apriva limitato dal curvo lido vivo di case bianche, da San Giovanni a Torre del Greco.
Scendemmo sotto coperta nella sala centrale; dai vetri dell’osterigio pioveva la luce quieta su la mobilia elegante; su le pareti specchi, quadri, fotografie di Galla e di Abissini e di paesaggi africani, ritratti di donne belle; su la tavola, su la stufa,
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