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al villino. Io spero che non verrà a farci una visita perchè mi voglio godere questi due giorni di riposo, in pace perfetta. Egli è un pittore: almeno ci ha detto così quando è venuto. Te lo rammenti anche tu. Anna, di’, te lo rammenti? Rispondi. Ma a che pensi?

— Sì, me lo rammento. Ha detto: «Io vengo qui per dipingere; non andrò nemmeno in città.» — Tu ti ricordi tutte le parole di lui. Hai una memoria troppo buona. Basta, tiriamo innanzi. Ha detto che avrebbe con sè un amico, forse... — Sì, è vero. — Dunque, egli andrà a dipingere, ma l’amico sarà libero. Fino a che sono qua io, niente paura. Ma, quando domani sarò tornato a Spoleto, tu devi aver ben cura di te stessa. — Io? — Io, forse? Vuoi che facciano la corte a me? — E credi che la facciano a me? Già sei geloso di questi due? E non ne abbiamo visto che uno solo per due ore sole! — Eh, non si sa mai! In campagna, soli, per passatempo son capaci di far la corte anche a te. — Come «anche a me»? È vero che vengono da Roma, ma dopo tutto non son mica un mostro. —

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