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Si son baciati? – domandò Anna.

— Già... se son marito e moglie. Che c’è di male? Non ti va? – e Oreste la guardò furioso, e, dandosi l’aria di esperto mondano: – Forse saranno sposi novelli... A proposito, Lorenzo, se alle Tre Madonne incontri l’arciprete Picci, rammentagli che domattina alle nove io sarò a studio per l’istromento dell’oliveto... Oreste rimase a parlare d’affari, mentre Anna sempre più ansiosa e curiosa rientrava a casa. «È la sposa del pittore? Quant’è bella e sopratutto magra ed elegante! Come rideranno a veder me così goffa. Io avevo ben ripetuto mille volte a Cristina, la sarta, di farmi l’abito attillato a vita; l’ha voluto fare a camicetta e m’ingrossa e mi ingoffa.» Così tornò in camera da letto a guardarsi allo specchio, e vide che la cintura turchina stonava volgarmente sul bianco, che su la spalla la stoffa troppo leggera faceva delle pieghe traverse, che la goletta era troppo bassa, che un bottone sul petto era fuor di posto. Tutte queste cose adesso le apparivano fiammanti, ridicole, obbrobriose, visibili come un soldato solo fuori dei ranghi. E voltandosi e rivoltandosi, arrivò a vedere

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