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tanto debole, e si vide tanto sbianca; pensò che avrebbe fatto una figura molto sciocca, e volle rimettersi a letto. «Ma che diranno loro? Mi crederanno un vero rospo nascosto tra la terra. Già ieri nella confusione non ho risposto al saluto di lui. No, no. Mi alzerò e andrò io da loro. Si alzò e si vesti di turchino, e badò bene che la cipria non le facesse nessun baffo strano sul volto.

Quando scese nella camera da pranzo e chiamò Assunta pel caffè e latte, tremava. «Che dirò quando li incontrerò? Andrò io da loro? aspetterò che essi vengano qui? Avrei dovuto domandar consiglio a Oreste. Ma- egli ne sa meno di me. E se verranno qui, li dovrò ricevere qui dentro? È orribile! Subito capiranno che abbiamo affittato il villino e ci siamo ritirati qui per guadagnare quelle trecento lire dell’affitto. È meschino!» E si torturava il pensiero, e mangiava senza appetito, ella che ogni mattina intingeva nel caffè e latte quattro fette ben spesse di pane casareccio spalmate con la conserva di mele cotogne. Ed escì all’aperto, ostentando indifferenza, quasi che i due ospiti stessero a spiarla dalle finestre o di tra i pruni della siepe. Quando fu più vicina al giardino, alzò gli occhi al primo piano della

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