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ne andò subito a riposare: dalla mattina ella sognava a quelle ore di riposo tra il caldo, come a un paradiso.
Saranno state appena le tre e Anna dormiva da un’ora quando Assunta precipitosamente venne a battere alla porta della camera e a chiamare, e tra le parole ansava per la corsa: — Sora Nanni, sora Nanni, c’è giù lui. — Chi? lui? — Sì, il forestiero, il pittore. — Lui? Qui? È solo? C’è la moglie? — No, è solo. Ella destata all’improvviso non si raccapezzava; per un istante credette di sognare. Poi si slanciò giù dal letto: — Assunta, va giù subito. Fallo accomodare... — Dove? — In camera da pranzo. E dove? Digli che mi scusi per un momento. Scendo subito. Poi torna su. E cominciò a vestirsi frettolosamente: non connetteva le idee e non trovava le asole dei bottoni o gli occhielli degli uncini. All’improvviso l’idea che Oreste le aveva proibito di ricevere il pittore da solo, la eccitò a far presto. Assunta tornò su, la aiutò a farsi bella, a darsi la cipria, ad aggiustarsi i capelli, a mettersi le due forcelle.