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strinse alla vita una cintura nera altissima prestata dall’amica. Passarono pel Corso verso le undici quando le spoletine vestite a festa fanno la ruota attorno alle signore romane semplici e dimesse nei chiari abiti estivi. Anna passava accanto all’amica tronfia e orgogliosa.

La signora Torelli, una figuretta di cera, dai capelli rari e dagli occhi senza ciglia, salutò Anna con un piccolo cenno di protezione poi che l’avvocato Torelli era da poco assessore anziano: ma una romana che era con lei la tirò per la manica quasi a interrogarla rimproverandola. Più oltre un gruppo di giovani che ella non conosceva, ma dagli abiti le parvero forestieri, al loro passaggio, ammiccarono sorridendo. Ella vide anche che il pittore si trovava a disagio in quelle passeggiate così che rifiutò di condurre Bianca nel caffè Clari tra la folla a prendere un gelato; e come Bianca in voce di capriccio puntiglioso insisteva, ella udì Alberto mormorarle da presso irritato: — Non ci mancherebbe altro! È già troppo! E se ne offese, credendo che i due sposini si vergognassero di mostrarsi attorno in sua compagnia. Il ritorno nel pomeriggio fu triste: ancora era

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