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andarcene noi. Partiremo tra un’ora, – e se ne andò.

Anna si rialzò, corse allo specchio, si guardò gli occhi e le labbra, e cominciò a sfregarsi con l’acqua e col sapone disperatamente, e intanto mormorava: — Meno male che Oreste non aveva gli occhiali, altrimenti avrebbe visto il nero, e chi sa che flagello! Poi si tolse l’abito bianco e cominciò a strapparne furiosamente i fiocchetti neri, gettandoli per la camera qua e là, lontano. Poi fece un bel pacco delle due matite, della boccetta di Héliotrope, e ad alta voce, ancora tremando per l’emozione, chiamò Assunta. Invece venne Oreste. Ella tacque confusa. — Che vuoi? – egli domandò un po’ severamente, ma già rabbonito dalle lagrime della moglie. – Che vuoi? — Voglio rimandar questo... a quella... donna... súbito. — Che cos’è? — Una boccetta d’odore – e tacque delle matite. — Acqua d’odore? Eh! una boccetta d’acqua d’odore... non ne vale la pena... Puoi tenertela! Per quel che le costa...

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