< Pagina:Ojetti - Le vie del peccato.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 170 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ojetti - Le vie del peccato.djvu{{padleft:180|3|0]]vano perchè le spiegassi un po’ l’argomento. Io mi schivavo con destrezza, ma quel benedetto titolo del mio studio letto da lei su qualche giornale che lo aveva annunciato, le si era confitto nel cervello come una spilla (una più, una meno...). Così quando Varano tornò dalla Grecia, dove era stato un anno addetto alla nostra legazione, e in un’allegra cena che noi amici gli demmo egli ci descrisse un po’ i costumi e le persone di là, ella in un momento di silenzio escì a dire con molta solennità: — Sì, hai tempo a blagare tu! Ma là la scultura, l’è molto in decadenza, l’è...

Del resto mutava cognizioni come mutava amici, e quando fu amante del senator Solazzi, igienista famoso, non ci dava che consigli d’igiene e non si lavava che con l’acqua borica e non si coricava senza misurarsi la temperatura col termometrino d’argento sotto la ascella; e quando passò nelle mani del marchese Fabri, cavaliere di cappa e spada di Sua Santità e presidente del Circolo di San Pietro, non parlò che di concilii ecumenici e di beatificazioni e non si preoccupò che del riacquisto del poter temporale e volle andare a un concistoro, così che al Fabri fu per lo scandalo tolta la cappa, la spada e la presidenza.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.