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Io dunque telegrafai a Lalla che era a Firenze, e Lalla venne con quattro bauli per restare quattro giorni; súbito su tutti gli attaccapanni, tutti gli armadi, tutti i letti, tutte le tavole, tutti i divani, tutte le sedie fu un diluvio di vesti, di sottovesti, di corpetti, di busti, di copribusti, di ventagli, di cappelli, di veli, di nastri e di spille, così che io finalmente riescivo a non pensare a nulla se non a comprimere col fazzoletto qualche puntura che le spille di Lalla facevano alle mie mani troppo fiduciose.

E scrissi anche a Giacomo Varano che era a Rimini e venne a raggiungerci súbito giurando di non vedere, di non udire, di non toccare, di non disturbare il nostro idillio estivo in nessun modo. Lalla si persuase facilmente a restare più di quattro giorni, con la sua consueta prontezza a mutar di idee notte per notte; e noi tre passammo ore spensierate tra Fano e Pesaro, spingendoci pel pauroso passo del Furlo fino a Cagli e lungo le alberate rive del Foglia fino ad Urbino, andando una mattina a veder il sole levante su nel convento di Monte Giove fra i pini e una sera a mangiare una cena fra il pettegolezzo dei romani villeggianti a Senigallia.

Mi pare di non avervi ancóra detto che, a cento

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