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— Ma me l’ha regalata!

— Tu gliela restituirai súbito, ti dico. Qua la catena.

Ella mi consegnò la catena, io presi un mio biglietto da visita, ci scrissi su «ringraziando», e ravvolsi il biglietto e catena in un pezzo di carta e indirizzai il pacco alla Foca. Intanto Lalla, che ostentava indifferenza, ripeteva a Giacomo:

— Sì, sì, tu devi pagar la cena. Venticinque, venticinque!

Quando ebbi consegnato al domestico il pacco per quel tale, scostai la sedia per mettermi a cena senza parlare. All’improvviso, prima che mi sedessi, Lalla mi gittò le braccia al collo e mi strinse forte e scoppiò a piangere dirottamente, baciandomi con frenesia e dicendomi fra i singhiozzi:

— Io... l’avevo fatto per farti vincere... la scommessa. E adesso tu mi sgridi. No, no, tu ne dois pas être si bête que ça. Tu dois me comprendre. Io l’ho fatto per te...

Io la acquietai, la feci sedere a tavola, mentre Varano, un po’ commosso, mi faceva segni desolati per invitarmi a esser mite; a momenti ci piangeva... l’ottimista!

E adesso penso che il dì dopo, quando ricondussi Lalla a Firenze, ebbi torto.

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