< Pagina:Ojetti - Le vie del peccato.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 9 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ojetti - Le vie del peccato.djvu{{padleft:19|3|0]]egli ebbe detto la grande frase in atto tragico tenendomi le due mani e fissandomi come per ipnotizzarmi, mi ricordai di un’amica la quale prima di partire mi aveva avvertita appunto che tutti gli italiani domandano di sposarvi, a primo acchito.

— Dunque non sono scettici.

— Altro che! O lo fanno per darvi fiducia su l’onestà dei loro propositi, o lo fanno perchè vi credono ricca. Per tornare a Paolo, egli si allontanò di un passo, tacque un secondo, aspettò che io dicessi non so più che cosa per spiegare o mitigare la mia impertinenza e poi scosse le spalle mormorando: – Me lo dovevo aspettare! — E non me ne parlò mai più. Ma non mi abbandonava mai. Quando dette il suo concerto in una sala vicino alla Fontana di Trevi, rammento, saremo stati trenta, o quaranta ascoltatori soltanto. Io che lo avevo fatto dalla mamma invitare a cena per la sera, m’ero preparata tutto un bel frasario per confortarlo. Non gli ho mai voluto bene come quella sera. Anzi quella sera non era flirt, vi assicuro, e flirt da americana. Era vero amore: un po’ di pietà e un po’ di ribellione contro il pubblico che lo aveva disprezzato. Noi americane soltanto siamo capaci di sentir ciò.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.