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— Guardate se entri Gavini. Quella scena era avvenuta domenica sera, è vero? Ebbene ieri ricevo alle undici una lettera breve della Gavini: «Domani, martedì, alle dieci vengo io.»

— E stamane è venuta?

— Stamane è venuta.

— E non t’ha detto nulla?

— Nulla, fino alla fine. Dopo due ore di tenebre, mentre io riaprivo gli sportelli e alzavo una tenda, ella m’ha detto: – Spero che la mia cameriera non sarà venuta qui. – E io con serietà sistemando la tenda alzata: – Mai, mai, te lo giuro! – E niente altro.


— Gavini, ecco Gavini! – mormorarono gli altri sottovoce.

Paolo Monti gli andò incontro d’un passo, gli battè allegramente due dita sul petto:

— Ah birbante! Stavo descrivendo a questi amici che meraviglia di cameriera tu abbia a casa.

Il commendator Gavini sorrideva, facendo gli occhi piccoli dietro le lenti d’oro.

— Sofia? Bella figliola, eh? Ma è così saggia...

— Peccato! – sospirarono con serietà due o tre, intorno.


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