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E fra un anno, lasci fare a me, che parlo con Piero, e Piero me la lancia lui. C’è da arrivar alla Scala in due stagioni. Guardi la Chiantoni. L’ho fatta io. Quando venne da me, tre anni fa, appena apriva la bocca, il gatto del portiere si metteva a miagolare come se vedesse la luna. E adesso, tre anni giusti, giorno per giorno, fa la Valchirie alla Scala come bevesse un bicchier d’acqua. Io avevo sentito subito che in fondo alla gola ci aveva qualche cosa, ma, che volete? pigliava tutta la voce dal naso, dalla testa. Bisognava fargliela scendere giù...., – e gittando indietro il bel ciuffo biondo ossigenato e mettendo fuori il petto nel corsè come lo porgesse sopra un vassoio, gorgheggiava: – Aaaah oohoh! La voce deve venir da quaggiù. Più viene dal fondo e meglio è. Le voci di testa non durano. Fan come i palloncini col fischio che si dànno le creature: piiii... piiii, e poi pàf scoppiano. Lei lasci fare a me. Dritta, petto in fuori, guardi in faccia i palchi non la platea, voglio dire... guardi lì la finestra, non il pianoforte. E via!... Si soffii il naso, prima.
Queste massime Sabatino Pancrazi le sapeva a mente perchè, se la mattina riesciva a fuggir dall’ufficio alle undici e mezza gli era anche permesso di assistere alla fine della lezione, il lunedì, il mercoledì,