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E goder voi potrete?
— Lo voglio! Alla danza m’affido ed io soglio, con tal farmaco i mali sopir. — Sì, la vita s’addoppia al gioir, – e accendeva il residuo del mezzo toscano del pomeriggio. Sabatino era entusiasta dei versi del Piave. Tra i moderni appena l’Illica, secondo lui lo eguagliava. In quel mese, pel Corso in una vetrina di ritratti vide, tra quelli del conte di Torino e di Cléo de Merode, il ritratto della Bellincioni e trovò che, se sua moglie si fosse spartiti i capelli proprio in mezzo al capo, si sarebbe potuta scambiare con la cantante famosa. Volle comprare la fotografia ma costava due lire. Nel pomeriggio passò con Giacinta davanti al negozio a mostrargliela. Giacinta che aveva bei denti imparò anche il sorriso fresco e delizioso di quel ritratto. Ma i suoi occhi erano piccoli e rotondi in confronto di quei grandi occhi, – finestre della dolce anima. Dopo una settimana di discussione, Sabatino non ebbe più alcuna riluttanza a permettere a Giacinta, in nome dell’arte, di annerire sulla candela accesa la punta d’un ferro da calza e di strisciarselo freddo con delicatezza sul limite delle ciglia e all’angolo esterno delle palpebre. —