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Adesso capisco che cos’è la «coda dell’occhio!» – anzi aggiunse Sabatino che diveniva un uomo e un marito di spirito.

Giacinta intanto si affaticava a prendere i modi d’un’artista. Ormai dalla maestra al circolo Utile e divertimento, al Politeama Adriano dove un’allieva della signora Armenia faceva da Musette nella Bohême, nel negozio di musica dove ella s’era comprata la Traviata e andava prendendo in lettura qualche romanza d’opera, aveva conosciuto parecchi futuri colleghi, – sguardi spavaldi o sentimentali, facce rase, petti gonfii, foulards di seta svolazzanti, baveri alzati, gargarismi e vocalizzi ad ogni passo. A casa non potevano invitar nessuno perchè il salottino era troppo minuscolo e ogni nota a voce spiegata vi rimbombava per mezz’ora come in una cassa armonica facendo tremare tutti i ventaglietti, gli ombrellini e i fazzolettini di carta giapponese e di cotillons italiani disposti su molti chiodi da Sabatino. Poi il padrone di casa aveva qualificato per schiamazzo notturno qualunque più flebile canzone appena sospirata dopo l’avemaria, e Sabatino non osava ancora per l’arte sfidar le guardie municipali. Allora i duetti, con Alfredo e specialmente

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