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voce! E che figura distinta! E che bocca! E che petto!
— Maestra..., – interrompeva Sabatino fingendosi scandalizzato. In fondo non gli dispiaceva quell’ammirazione universale. Anch’egli s’era accorto che Giacinta s’era allargata di petto. Intanto, era l’unico vantaggio tangibile dell’arte; e se ne compiaceva. Ma una mattina gli fu proibito di compiacersene. Era escito raggiante dal ministero, perchè, avendo incontrato in piazza Sant’Ignazio il suo capo sezione, questi s’era degnato di domandargli: – E così? Va bene il canto? A quando il debutto? Verremo ad applaudire... Fortunato lei... Invece dalla maestra fu accolto peggio di Gastone nella terza scena del primo atto della Traviata quando interrompendo il duetto di Violetta e d’Alfredo s’affaccia alla porta col famoso «Ebben, che diamin fate?», e si sente rispondere dalla donna il non meno famoso «Si folleggiava». Qui però nessuno folleggiava. La signora Armenia gli voltò le spalle, andò alla finestra, alzò la tendina di crocè e guardò fuori nel cortile i panni stesi; Giacinta sul divano cominciò a piangere. — Giacinta... maestra... che c’è? La scrittura forse è andata a monte? —