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Ma che scrittura e che monte! Siete voi che ci andate! – lo investì la maestra: – E dovreste vergognarvene. Già, gli uomini... Il loro comodo, i loro vizii, ma l’arte, la purezza dell’arte non la capiranno mai!

— I miei vizii? Giacinta, amor mio, fammi il piacere di spiegarmi i miei vizii. — Non vi permetto di far lo spudorato in casa mia, signor Pancrazi! Voi mi capite. Stamattina la Giacinta non ha voce, non - ha - vo - ce. — S’è raffreddata? — Il contrario! Io già avevo tollerato molte altre mattine, ma allora studiava, potevamo aspettare. Quelle mattine non le facevo fare vocalizzi, e rimediavo io alle pazzie vostre. Ma adesso, non si scherza. O voialtri due vi separate di camera e lei la sera si mette la chiave sotto il cuscino, o io non mi assumo nessuna responsabilità. Volete avere un figliolo? E accomodatevi pure. Ma allora niente Violetta e niente Foligno. Non si viene da me si va dalla mammana e si cerca la balia. Questo è parlare chiaro. Fatele cantare il «Sempre libera degg’io», e vedrete se non fa rabbia. Voi, vah! Mica lei, povera figliuola..., – e tornò alla finestra a guardar il cortile. Sabatino tremava. —

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