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Ma non s’infurii così, maestra. Tutto si rimedia. Con un po’ di prudenza...
— Prudenza? Si tratta dell’igiene d’un’artista. È roba santa. Voi avete inteso le mie condizioni. Le accettate? — Giacinta, dì tu. — Ma che c’entra lei? Siete voi che dovete rispondere. Tra le gioie sublimi dell’arte e i vostri capricci bestiali, Giacinta ormai sa distinguere. — Non creda, maestra, che sia io solo..., – osservò Sabatino, ma un’occhiata di Giacinta lo fulminò: – Io per me sono prontissimo a prometterle... — Giurare... dovete giurare! — A giurarle che farò... — Che non farete... — Volevo dire che farò quel che vuole lei. — Va bene. Del resto, sapete, io me ne accorgo al primo acuto. Per oggi andate via, che non si conclude niente. E per giunta, ho perduto la voce anche io. — Anche lei? – osò Sabatino con aria di furbo. — Oh che credete? Per la stessa ragione? Volevo dire che me l’avete fatta perdere voialtri con queste grida. Credete che io?... Bel matto! – e gli dette una manata sulla spalla, rabbonita, raddolcita, grata del sospetto.