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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ojetti - Le vie del peccato.djvu{{padleft:45|3|0]]che ti scusi. Ormai l’hai fatto, e io te ne ringrazio. Che vuoi di più? Che? Ho altro pel capo. Addio, addio. So io quel che devo fare e non ho bisogno dei tuoi consigli e della tua prudenza. So io, so io! ed era escita sbattendogli l’uscio sul viso e lasciandolo padrone di casa.
Adesso aspettava all’angolo tra Via Lombardia e la via che sale a Porta Pinciana, tenendo gli occhi fissi su la casa indicatale, e cercando di indovinare quale potesse essere al terzo piano la finestra di quella stanzetta. Il cielo era sereno e la strada così quieta che sembrava nella quieta sera di marzo più larga delle altre volte che vi era passata; dall’altro lato della via Pinciana al di là d’un muro alto e oscuro, presso un portone alto e greve, un cipresso nero contro il cielo chiaro stava immobile quanto le case attorno; e un odor vago di rose veniva d’oltre il muro. Ella pensava ai baci di quei due lassù. Ormai, dopo mezz’ora di attesa, la piccola donna non aveva più quel desiderio di sorprenderli, di gridare, di battere, di graffiare, quella frenesia di scandalo che l’aveva spinta da casa fin lì come se dietro le stesse la morte. Adesso era calma e se ne compiaceva tanto che un po’ d’ironia illuminò i