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il lume sospeso, lo attaccò ancóra con ira, improvvisamente, facendolo sussultare come una fiammella esigua:
— E che hai trovato di meglio, in quella sgualdrina, in quello scheletro? — Niente, niente. Io pensavo sempre, sempre: Lauretta è tanto più bella, Lauretta è tanto meglio fatta. — E allora? — Te l’ho detto: io non ci ho avuto colpa. Non ci credi? te lo giuro, te lo giuro in ginocchio. E veramente le si mise in ginocchio davanti. La donna guardò con un sorriso momentaneo il cranio quasi calvo di suo marito; non s’era mai accorta che fosse aguzzo e che in mezzo avesse tra la lucente pelurie rimasta un sottil solco come una ruga. — Alzati, non fare il bambino. Ed egli si alzò e si rimise a sedere. — Pulisciti le ginocchia, può venire la serva. Ed egli si pulì le ginocchia e tacque ancóra scosso da qualche singulto. L’umiliazione di lui crebbe ogni giorno per sua volontà. Egli non escì più mai di casa senza chiedere