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Sì, esci alle due.

Un’altra volta dovettero andare al teatro Valle, avendo il cugino di Lauretta regalato loro un palco. Quando Gigi si fu messo l’abito nero, Lauretta vide che era logoro, biancicante ai gomiti, al collo, alle spalle. — Che dici mai, Lauretta mia! Questo dura altri due anni. — Ma è indecente. — Per me sta bene, sta bene. Chi mi deve vedere? Lascia fare. — Devi venire con me e devi andar vestito per bene. — Quand’è per questo, domani vado dal sarto. Mi ci accompagni tu? — Io? — Sì, tu, Lauretta mia. Io non sarei capace a scegliere la stoffa. — Ma prima eri pur capace. — No, no, tu verrai, sempre che ti piaccia, si intende. Al teatro Gigi non parlò mai; in fondo al palco, lasciando al cugino la sedia di fronte a Lauretta, egli assonnato restò nell’ombra, timidamente. Si scosse al comando della moglie: — Non dormire! —

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