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Non dormo, non dormo. Ti pareva, sai; ma non dormivo, – e spalancò gli occhi e mostrò di godere lo spettacolo.

Il cugino seguitava a venire per casa; ma, vedendo il ghiacciaio che ormai separava i due coniugi, non osava più riscaldare Lauretta con le parole e anche con qualche bacio rubato. Anzi da buon figliolo, giunse a domandarle: — Quando farai la pace con Gigi? — Con Gigi? Sei matto? Mai e poi mai. — Mi fa pena quel pover’uomo. Si è dimagrato come un gatto di gennaio. — È il suo dovere. — Eh via! sii più clemente. — E me lo dici tu? Non sei tu la causa di tutto? — La causa, no. L’occasione, forse. Ma intanto... tu? — Io sto bene come sto. Solo anch’io mi consumo per la rabbia di veder quell’imbecille ridotto così senza volontà, a bocca aperta sempre e con le mani penzoloni come un villano davanti alla statua d’oro della Madonna di Sant’Agostino. E quello non è un marito, è un pupazzo di stracci! Infatti la docilità e la umiltà di Gigi diventavano ogni giorno più irritanti. Egli ormai non

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