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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ojetti - Le vie del peccato.djvu{{padleft:68|3|0]]giacomo rise, e tutto fini lì. Qualche tempo dopo egli trovò nello scrittoio di sua moglie dieci fotografie della Nina e le sequestrò, e la contessa urlò dicendo che egli se le prendeva perchè egli amava ancora Nina. Un po’ più tardi (già eran tornati a Milano per l’inverno) ella cominciò a ordinarsi la biancheria e gli abiti da certi fornitori di Parigi che Giangiacomo conosceva bene per aver loro pagati in altri tempi conti interminabili per la Nina. Nell’inverno questa venne a Milano per un mese e la si vide sempre attorno con un ufficiale di cavalleria Foggia che sarebbe poi quel di Vara che è là con lei; e la contessa al teatro, al passeggio, nei negozi sempre era pronta a guardare, a osservare, a studiare, a imitare la Nina. Giangiacomo, che allora ci rideva, una volta domandò alla moglie: – Se l’imiti tanto, la invidii forse? – E la moglie pianse tanto e giurò che egli non la amava più, che egli amava sempre la Nina che ella non sapeva farlo contento, che il pensiero e il desiderio della Nina era sempre tra lui e lei. E non si accorgeva che era lei a ficcarcelo. La Nina finalmente partì non senza essersi molto divertita (piccola vendetta di tanti torti) alle spalle di quella sua onesta imitatrice; e il tenente di Vara restò e come amico di Giangiacomo co-