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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ojetti - Le vie del peccato.djvu{{padleft:70|3|0]]darla severamente, frenarla, punirla, un po’ per la fatuità di ogni uomo troppo amato, un po’ per quell’ingenua aria di sua moglie che a ogni nuova imitazione arrossiva e cercava sorprendere in lui la maggior vampa dell’affetto. Ma quando trovò anche alcune lettere della Nina al tenente di Vara, scoppiò. La contessa fu mandata, sola, a Stresa; il tenente non comparve più a casa Barchi. Ma la manìa della contessa cresceva e la catastrofe avvenne l’altro inverno quando una sera Giangiacomo sorprese a casa sua la moglie troppo vicina al tenente di Vara. Si batterono; di Vara fu ferito e un po’ per quello scandalo, un po’ per i troppi debiti fu pregato di lasciare il reggimento. Anche lasciò Milano, ma prima divulgò il grido che la contessa sorpresa in quella somma imitazione della Nina aveva lanciato al marito con una ingenua tenerezza ineffabile: «E pensare che io lo facevo per farti più contento, dopo.»

— Ma tu come sai tutte queste cose?

— Le so un po’ dallo stesso Barchi, un po’ da di Vara, un po’ da una amica della contessa; un po’....

— Basta, per carità.

Paolo Giustoli si voltò ancora senza fissare la coppia e tornò a dirmi sottovoce:

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