Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 72 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ojetti - Le vie del peccato.djvu{{padleft:82|3|0]]
Il bovaro andava contro la tramontana più accendendosi a quell’urlo e a quell’urto veementi, e per scaldarsi bestemmiava contro Biagio, e contro Beppe e contro la lucertola rubatagli e si ripeteva tra due bestemmie sibilanti i suoi tre titoli di possesso:
— Biagio è al servizio mio. Il campo è mio. Biagio l’ha veduta per primo.
Entrò nel macello col vento, come se fosse lanciato dal vento.
— Oh padron Beppe! Io rivoglio la lucertola!
Beppe batteva ritmicamente la carne per le salsicce, con la coltella a due manici; e senza alzar gli occhi verso il nuovo venuto posò la coltella e si mise a radunare sul tagliere in un sol mucchio tutto il tritume, e facendone piovere un pizzico dall’alto lentamente come fosse polvere d’oro, rispose con indifferenza un po’ ironica:
— Che lucertola volete? Guardate che carne color di rosa! Sembrano rubini.
— Non scherziamo, padron Beppe. Io voglio la lucertola a due code. L’avete trovata sul campo mio; anzi prima di voi l’aveva veduta Biagio; e Biagio è garzone mio.
— Magari ce l’avessi ancóra! – rispose con la stessa quiete il macellaio versando il sale da una