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— Voi ce l’avete, e ce la vedremo davanti al pretore.
— Fate una sciocchezza; e ci perderete i quattrini del giudizio e il buon nome. Pensateci due volte!
— Ma nemmeno mezza! – e uscì com’era entrato, e Beppe ricominciò a pestar la carne sorridendo.
A un punto ne gittò una presa a un gatto bianco che stava lì sotto attendendo da un’ora invano.
Così intanto la lucertola a due code portò fortuna al gatto bianco.
Il bovaro se ne accorò. A Spoleto l’avvocato gli rise in faccia, a San Giacomo tutti gli domandavano se aveva trovato la lucertola a due code, ed egli non potè fare altro che licenziare lì per lì Biagio. Al mercato di Roma perdette altri ottanta scudi, e tanto su quel perduto amuleto fissò la fantasia che sua moglie – una biondina magra, giovine e timida come una fronda di pioppo – se ne impensierì, e, quando egli giurò di non comprar più buoi per tutto l’inverno e di non andar più a Roma per venderli, se ne annoiò anche di più.