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borghese, bene educato, ben lavato, ben vestito e figlio d’un medico condotto, poco disposto cioè, per quanto socialista, a compromettere pubblicamente, con un gesto o con una parola marrana, proprio la moglie del signor sindaco. Che le avrebbe mai detto, anzi che le avrebbe mai fatto un socialista ufficiale, un anarchico, un comunista, un rivoluzionario, un bolscevico, un rosso, un “russo”? La rivoluzione al chiuso, la rivoluzione al bujo, la rivoluzione sopra un guanciale. In ogni cataclisma sociale, le donne, anzi le dame, sono state ghiotte di queste esperienze di gabinetto. E spesso ripetendole, hanno giovato alla causa dell’ordine, che un rivoluzionario soddisfatto è già un poco conservatore, un comunista riamato è già un proprietario: non vuole, cioè, con aperte rivolte ed attentati, correre il rischio di perdere quel che possiede e che gli piace di possedere. Più, essendo la donna la più instabile delle proprietà, egli súbito tenta di circondarla con quei tanti valli, bastioni, inferriate, catenacci, guardie e giuramenti che sono appunto la riconosciuta base della società costituita. L’anarchico più sincero, in quanto amante, è monarca, anzi despota.
Oltre la novità, la moda e l’amor del pericolo, certo in Cencina, donna, come ho detto, prudente nell’imprudenza, pratica nella passione, e tra i più rosei peccati religiosissima, molto aveva potuto, in questi tempi instabili e convulsi, l’istinto della conservazione o meglio della difesa. I vecchi poteri, sindaco compreso, potevano servire finchè c’erano; ma in caso di