< Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

egli non tollerava più il minimo accenno a quella notte e a quello scontro. Ci provai due o tre volte.

— Dottore, no, non posso pensarci, non posso pensarci, – e stralunava gli occhi. Gli altri a commentare: — Lo vede in che stato è? Stesi e firmai il certificato in cui dichiaravo che per altri venticinque giorni bisognava evitare al macchinista Nicola Mingozzo affetto da nevrastenia, la trepidazione del treno in corsa. Infatti quelli ringraziandomi m’annunciarono che Mingozzo partiva la sera stessa per Foggia dove i ferrovieri erano in sciopero perchè, essendosi la figlia d’uno dei capistazione sposata con un tenente della Guardia Regia, questi venuto a trovare per tre giorni il suocero aveva osato prendere alloggio presso di lui nella stessa stazione. Io corsi da Nestore per dichiarargli l’animo mio. Era una giornata di sole, a metà della primavera, e gl’ippocastani sul piazzale della stazione erano ancóra fioriti tra le foglie ancóra chiare. Un vecchio campagnolo come me, davanti al verde e ai campi aperti e al cielo libero, ritrova súbito la sua calma e quel tanto di senno che ajuta a vivere, a misurare cioè gli uomini e le loro ansie e ambizioni e collere e stizze sulla misura dei monti, i quali durano più di loro. La stazione è al limite della città, e di là dai suoi binari si stendono i campi arati e

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.