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Suo figlio dov’è?
Ho già spiegato come e perchè il nostro sindaco non rida mai. Ma lì per lì la sua compassata austerità mi parve dare un che di tragico alla domanda. Rividi la mia soffitta, il letto, le chiome e le braccia di Cencina, e Nestore accanto a lei rimbambolato; e titubai per un attimo prima di rispondergli che Nestore era a Roma. Egli, per fortuna, continuava: — Se suo figlio potesse darci un deputato socialista, ci faremmo accompagnare agl’Interni e risolveremmo súbito la questione della chiesa dell’ospedale. A me ripugna, mi perdoni la parola, rivolgermi a deputati d’un partito che non è il mio. Ma qui a Roma chi non è rivoluzionario, non ottiene più niente dal Governo di Sua Maestà; sopra tutto le cose lecite. Bisogna rassegnarsi. Le basti questo: per ottenere l’exequatur a quel santo uomo di monsignor Gattamìa, è bastato che don Sturzo spedisse Mignoli dal Presidente del Consiglio. — Gattamìa, Gattamìa.... — Si ricorderà. I giornali lo avevano accusato d’aver spedito in America, durante la guerra, cinque dei suoi seminaristi chiamati sotto le armi. Non era vero. Ma adesso dopo aver amnistiato i disertori, non volevano che lui diventasse vescovo. Senza logica e senza giustizia. Torniamo all’ospedale. La questione della chiesa dell’ospedale è semplice. Per questo in due righe la racconto. Il nostro civico nosocomio è posto in un vecchio